Nel cuore del paese di Povolaro, proprio di fronte alla piazza della Chiesa Parrocchiale, sorge il complesso rustico del Villino Rossi.
Lasciando scorrere lo sguardo lungo la struttura, incontreremo ad oriente, con la facciata rivolta a sud, la residenza padronale, dominata dal portico e dalla loggia che rendono inconfondibile e facilmente riconoscibile questo stabile tanto caro ai povolaresi; proseguendo l’osservazione incontreremo invece tutte quelle porzioni del Villino che, in perfetto stile veneto inaugurato da Andrea Palladio, ospitano le stanze più “funzionali” della villa di campagna, ovvero la cucina, le stanze di servizio, i depositi; a completare la struttura, ultima non solo nella nostra osservazione, ma anche come datazione, in quanto ultima ad essere edificata, è la “barchessa” (o stalla), che da le spalle alla piazza e contribuisce a chiudere lo spazio del giardino, andando infine a congiungersi con il muro perimetrale che costeggia via Molinetto.
L’aspetto semplicemente rustico del Villino ha meritato una citazione, forse non troppo lusinghiera, del noto Prof. Renato Cevese, che ha definito questo edificio di “architettura dialettale” “condotto in modo grossolano da capomastro maldestro e non da architetto sicuro”.
Certo queste imprecisioni stilistiche sottolineate dal Prov. Cevese non diminuiscono il valore artistico del Villino, che sicuramente ha visto migliorata la propria situazione dalla visita dello studioso e strenuo difesore del patrimonio artistico ed architettonico veneto.
Nel 2007, infatti, il Villino Rossi è stato profondamente restaurato, con il contributo dell’Istituto Regionale Ville Venete; con il restauro lo stabile è stato valorizzato nel proprio aspetto esteriore, strappandolo al grigiore di ghiaia e cemento che avevano invaso il giardino anteriore; ma ha anche portato alla luce dei pregevoli affreschi: nella sala centrale del piano terra dell’ala padronale sono stati rinvenuti frammenti di due diversi strati di decorazioni: il più antico, forse quattrocentesco, presenta motivi floreali, rose rosse e delicati fiori rosa su sfondo bianco, mentre il secondo, probabilmente tardo-cinquecentesco o d’inizio seicento, lascia intuire cornici ed elementi architettonici.
Da queste ultime osservazioni si potranno intuire, dunque, le difficoltà incontrate nell’ipotizzare una esatta epoca di edificazione del Villino Rossi, complicata dai molti altri lavori che la struttura ha subito nel corso della sua storia. Dalle informazioni sopra citate si è ipotizzata una collocazione quattro-cinquecentesca per lo stabile padronale, cui poi si aggiungono gli edifici adiacenti in anni successivi. Sicuramente la parte più recente è costituita dalla “barchessa” tardo settecentesca.
Riguardo le proprietà nelle cui mani è passato il Villino abbiamo poche informazioni, di cui la quasi totalità riguarda il secolo scorso: agli inizi del secolo i conti Rossi di Schio trasformarono il Villino in casa colonica, che fu affittato anche dalla fam. Bertinazzo. Dal 1932 subentrò la famiglia di Barausse Eugenio, con i suoi cinque figli. Negli anni il Villino verrà ad essere abitato anche da 32 persone contemporaneamente. Agli inizi degli anni ’70 i Barausse lasciarono lo stabile, che fu successivamente acquistato da Brugnaro Giuseppe nel 1971. Infine nel 1980 il Comune di Dueville decise di acquistarlo perché fosse utilizzato dalla comunità, come accade tutt’oggi. Il Villino, infatti, è principalmente sede di varie associazioni paesane, mentre alcune sale sono destinate a feste, divertimenti o ritrovi vari.